LUCE DEGLI OCCHI MIEI
Lirica per voce tenore e pianoforte
Musica da eseguirsi su testo
"Luce degli occhi miei" (1801) di UGO FOSCOLO
Così gli interi giorni in luogo incerto
sonno gemo! Ma poi quando la bruna
notte agli astri del ciel chiama e la luna,
e il freddo aer di mute ombre è coverto;
dove selvoso è il piano e più deserto
allor lento io vagando, ad una ad una
palpo le piaghe onde la rea fortuna,
e amore, e il mondo hanno il mio core aperto.
Stanco mio appoggio or al troncon d’un pino,
ed or prostrato ove strepitan l’onde,
con le speranze mie parlo e deliro.
Ma per te le mortali ire e il destin
spesso obbliando, a te, donna, io sospiro:
luce degli occhi miei chi mi t’asconde?
CONSERVATORIO DI MUSICA “A. CASELLA”
In collaborazione con:
Accademia di Musica F. Chopin di Varsavia
Conservatorio di Musica di Strasburgo
Università della Musica di Bucarest
LUCE DEGLI OCCHI MIEI
S O N E T T O
Rifacimento di un precedente sonetto composto dal Foscolo nel 1797, “Luce degli occhi miei” è ispirato a Isabella Concioni.
Il sonetto si apre in uno scenario romantico di stupore e sollievo.
Il cielo si illumina di stelle, ed è la notte a chiamarle, quasi ad invocare questa luce tra ombre e gelo.
Il poeta erra di notte in luoghi solitari e selvaggi con il cuore piagato dalla malignità degli uomini e dall’avverso destino che gli regala un amore infelice.
L’amata diventa luce della sua vita oscura come la bruna notte chiama gli astri a rischiarare il cielo.
Ritmo e immagine si delineano con un tono di malinconia immerso in una sensazione incantata.
Il Foscolo oscilla tra dramma e sogno delirando e sognando.
La donna amata, il pensiero di essa, diventano unico conforto per l’anima, unica fonte per dimenticare le avversità del destino e degli uomini. Egli sospira e brama la sua donna come una luce nelle tenebre; ma invano.